Aquileia venne fondata nel 181 a.C. come colonia romana e come postazione offensiva per le operazioni militari contro i Galli ed ebbe inizialmente la struttura del presidio militare: un quadrato suddiviso dall’incrocio delle due strade principali e colonizzato da più di tremila soldati-coloni.
Aquileia acquistò importanza come emporio commerciale che corrispose all’ampliamento dell’antico abitato, dotato di un porto fluviale e di splendidi edifici pubblici. Abili artigiani erano maestri d’oreficeria, lavoravano il vetro e la terracotta, il marmo e la pietra, e realizzarono mosaici di particolare bellezza.
Con l’imperatore Diocleziano, divenne una delle più grandi città dell’impero romano, dotata di una zecca e di una flotta.
Nel frattempo si era formata una Comunità cristiana libera di professare la propria fede. Il vescovo Teodoro fece costruire un complesso per il culto e da qui partì l’evangelizzazione dell’Istria e dei Balcani, dell’Ungheria e dei territori che arrivano fino al Danubio facendo di Aquileia una delle maggiori sedi vescovili della cristianità.
Dopo l’assedio di Attila nel 452, Aquileia tornò a fiorire grazie all’appoggio di Carlo Magno che permise il ritorno del Patriarca Massenzio e restituì la città ai primitivi fasti.
Nel 1420 la Repubblica di Venezia determinò la fine del governo patriarcale.
Da quel momento in poi Aquileia, territorio austriaco fino alla prima guerra mondiale, conobbe una progressiva decadenza economica, sociale ed abitativa.